Sono qui seduto (inchiodato) nella sedia dell’ufficio e non riesco a mettere a fuoco le cose davanti a me, la vista usata per una settimana a traguardare gli orizzonti infiniti del viaggio appena compiuto non gliela fa ancora ad abituarsi di nuovo alla telemetria da impiegato.
E’ stato bello, non solo di visioni ma anche di sensazioni fisiche che abbiamo sentito su di noi e che ci hanno permesso di conoscere veramente cosa era l’ambiente che ci ha circondato e di come reagivamo noi stessi.
E così non mi è dispiaciuto per esempio di capitare in una ondata di caldo a 46 gradi…ha fatto molto “deserto” e di constatare come poi ho sopportato gli sforzi dell’impegnativa guida su terreni insidiosi con quella temperatura e anche di come il mio fisico si difendesse dalla situazione.
Per me è stato anche un viaggio in me stesso, la concentrazione, la consapevolezza dei propri limiti, l’apprendimento della tecnica, la conoscenza della propria moto, la volontà di conoscere le altrui esigenze per portare avanti uno scopo comune insieme agli altri componenti del gruppo.
Questo non è stato uno sforzo perché il gruppo è stato magnifico, siamo entrati subito in sintonia superando differenze tecniche personali e di mezzo che hanno anche affermato la capacità del team di saper gestire tale realtà.
Ci chiedono di definire dettagli migliorabili ma come si fa in una cosa che è fatta molto di partecipazione personale, di collaborazione e di auto gestione; è un tipo di vacanza che è bella pure per questa cosa; sono contento che tutto sommato ho deciso bene, non sempre, ma nel complesso mi sento soddisfatto e pure arricchito, come dicevo, nel chiarimento delle proprie capacità.
Non mi dilungo oltre, non ho la capacità di riportare, come un pittore, le impressioni visive del viaggio, consiglio di andare di persona a dipingerle sulla tela della propria anima.
A questo punto devo dare degli “special thanks” a:
ai ciuchini che hanno ricambiato i saluti affettuosi di Luca (Gillo) per tutto il territorio
al giubbotto di Cristiano che forse s’è riuscito a togliere dal gommista
a Luchino un po’ preoccupato del percorso ma che poi trovavo sempre arrivato in meta e primo a colazione
alle pecore che ci hanno fatto compagnia lungo tutta la statale…e sul piatto
ai furgoni che le trasportavano per tutte le strade avvertendo olfattivamente la propria presenza nei sorpassi
alle russe sbarcate dal pulman che hanno lasciato il Ferrari da solo per un pò a reggere la moto sul rimorchio
a come ha pronunciato “troglodita” il Giovanni, da tacchino del campus di Oxford
ai due eroi romani in costume (il Mario ed io): Sbatman (sui gradini della piscina) e RoVin (per terra sulla pietraia)
al serpentello che ha fatto spaventare la dominatrice dei raid africani (la Miria)
al giocoliere sulla strada col numero dei bidoni dal pick-up
a tutte le piscine (zozze) e le pozze d’acqua (pulite) che non erano mai state così agitate prima dell’arrivo del piccolo Spider-Andrea
al motore della moto di Giuliano che ha inutilmente tentato di imitare l’imitazione di se stesso fatta dal proprietario…ma gli manca l’erre francese
al negrone che ora gira con la felpa con la scritta "Pinuccia"
ai peperoncini, ai birrini, alla monnezza colorata e alle mosche tutte.
Alla prossima avventura.
Demius